Il menisco rotto o lesione meniscale ci fa capire quanto sia fondamentale questa struttura fibro-cartilaginea per la funzionalità articolare del ginocchio. Funge da ammortizzatore durante i movimenti e lo sforzo articolare, è un prezioso cuscino lubrificante posto tra femore e tibia.
I due menischi interno (mediale) ed esterno (laterale) aiutano non poco la cartilagine femorale e tibiale a sopportare il carico per ogni attività quotidiana compiuta.
Possono secernere e riassorbire liquido sinoviale in fase di carico e scarico, un liquido che, lubrificando le articolazioni, favorisce il movimento.I menischi rappresentano due strutture importanti per la biomeccanica del ginocchio: la loro funzione è principalmente meccanica ed è per questo che, se sottoposti a torsioni anomale, si lesionano facilmente
Menisco rotto: le cause della lesione
La rottura del menisco può verificarsi a qualsiasi età. Perché si danneggia o si rompe?La cause principali possono essere due:
- Trauma distorsivo diretto associato spesso all’attività sportiva, che avviene a seguito di eccessive e brusche torsioni extrarotatorie (menisco mediale) o intrarotatorie (laterale). Si verifica un trauma con il ginocchio flesso a 20° circa, il piede bloccato a terra e movimenti combinati di flessione e rotazione. Al momento della rottura, il soggetto può avvertire un sonoro schiocco. Ne consegue un forte dolore (interno ed esterno) che aumenta in carico o in estensione, limitazione (rigidità) dell’articolazione e gonfiore a causa del sanguinamento interno;
- Degenerazione dei tessuti, con l’avanzare dell’età (in genere, dopo i 50 anni). In questo caso, i sintomi sono meno evidenti (problemi a muoversi, stanchezza) e il dolore compare solo nella fase acuta.
In età adulta, un’altra causa può essere l’iperflessione (tipica di lavori che costringono ad una posizione prolungata del ginocchio flesso). In tal caso, la rottura del menisco può verificarsi nel momento in cui il soggetto passa dalla fase di flessione a quella di estensione: se il menisco si rompe totalmente, avviene il cosiddetto ‘blocco meniscale’ che impedisce l’estensione completa del ginocchio.
La lesione meniscale è principalmente associata ad una causa traumatica, frequente soprattutto nei soggetti più giovani, attivi, sportivi: quella mediale con danno legamentoso è 4-5 volte più frequente della lesione laterale. I menischi lesionati difficilmente guariscono perché sono strutture scarsamente vascolarizzate. Come verificare se il menisco è lesionato o no?
Menisco rotto: la diagnosi
La diagnosi ideale per verificare un’eventuale lesione o rottura del menisco non è la radiografia ma un particolare esame noto come Risonanza Magnetica Nucleare.
Inizialmente, per capire se è rotto, il medico ortopedico esegue una diagnosi clinica attraverso test specifici (come quello di McMurray) per sollecitare il menisco provocando dolore al paziente, necessario al fine di valutare i danni.
I menischi si trovano all’interno dell’articolazione e risulta difficile palparli completamente durante il controllo.
In seguito, sarà perciò la Risonanza Magnetica Nucleare a dare una conferma diagnostica definitiva ed attendibile perché è in grado di mostrare le superfici meniscali, eventuali alterazioni della loro struttura interna e la presenza o meno di artrosi.
Tre gradi di lesione del menisco rotto
Le lesioni del menisco possono essere di 3 gradi a seconda della gravità:
- Radiale, che si irradia dal bordo del piatto tibiale verso il centro del menisco;
- Longitudinale, ovvero parallela alla mezzaluna dell’intera struttura del menisco;
- A flap, che parte come lesione radiale, si estende in lesione longitudinale per, poi, aumentare trasformandosi in una lesione chiamata ‘a manico di secchio’. Sia in flessione sia in estensione, la lesione a flap causa dolore e blocco dell’articolazione.
Nei primi due casi (lesione radiale e longitudinale), il menisco danneggiato potrebbe guarire completamente se presenta una buona vascolarizzazione. La probabilità di guarigione risulta, però, bassa in termini statistici e riguarda soltanto pazienti giovani e giovanissimi.
In gran parte dei casi, il medico ortopedico prescriverà un trattamento conservativo specifico che prevede l’uso di farmaci antinfiammatori, esercizi isometrici del quadricipite e limitazione delle attività di flessione del ginocchio. Se questo trattamento conservativo fallisce, il paziente è candidato all’intervento chirurgico.
L’intervento chirurgico è necessario?
In passato, era sufficiente una diagnosi di menisco lesionato o degenerato per procedere con l’eliminazione di un’ampia porzione di tessuto meniscale attraverso un intervento chirurgico invasivo a cielo aperto per asportare l’intero menisco lesionato. L’obiettivo principale era rimuovere la causa del dolore.
Oggi, grazie ai progressi scientifici ed all’avanzare delle tecniche chirurgiche artroscopiche e mini invasive, si cerca di essere più selettivi e si tenta (lì dove sia possibile) di suturare la porzione lesionata, riparandola e preservando il tessuto sano (soprattutto nei pazienti giovani o sportivi).
Si decide per l’intervento solo in caso di rottura di terzo grado (con lesioni instabili o blocchi articolari) responsabile di conseguenze gravi o invalidanti. Anche in questo caso, si tenta di procedere con una meniscectomia selettiva per ripristinare il più possibile la forma anatomica del menisco.
Trattamento chirurgico del menisco rotto: le due principali alternative
Esistono due principali alternative riguardo al trattamento chirurgico del menisco rotto:
- Intervento escissionale in artroscopia attraverso cui si procede ad asportare il menisco in tutto o in parte (meniscectomia selettiva, parziale o subtotale). In particolare, la meniscectomia selettiva consente un recupero post-operatorio più rapido anche grazie ad un buon programma fisioterapico;
- Riparazione meniscale attraverso la sutura indicata, ad esempio, nei casi di rotture oblique lunghe che potrebbero causare la totale perdita della funzione meniscale.
Si decide per l’una o l’altra opzione in base a diversi fattori: localizzazione, estensione della lesione, eventuale lesione legamentosa, condizione strutturale del menisco ed alcuni elementi della storia clinica del paziente (età, livello di attività, professione, aspettative).
La condizione strutturale del menisco e la localizzazione della lesione sono i fattori più importanti.
Per un paziente che supera i 55-60 anni, è preferibile però non asportare il menisco e ricorrere alla fisioterapia che mira ad alleviare il dolore. Perché lo specialista sconsiglia la rimozione, in questo caso? Perché dopo i 55-60 anni la mancanza del menisco può favorire o peggiorare l’artrosi del ginocchio, una patologia che non risparmia nessuno con l’avanzare dell’età. Quindi, è preferibile non asportare il menisco e decidere per un trattamento conservativo oppure – se la lesione del menisco è resistente e sintomatica – ricorrere alla medicina rigenerativa associata a meniscectomia.
A lungo andare, con l’avanzare dell’età, il soggetto colpito da artrosi a cui non è stato asportato il menisco rotto potrà valutare insieme al chirurgo ortopedico l’intervento per l’impianto di una protesi ginocchio mini invasiva allo scopo di ripristinare la corretta funzionalità dell’articolazione. A presto per un nuovo articolo di SuperPalestra!