Le persone abituate a frequentare palestre o, comunque, a svolgere regolare attività fisica, sono certamente a conoscenza del variegato mondo dei traumi muscolari. La lesione muscolare è suddivisa in 3 grandi gruppi: lesioni acute, sub-acute e croniche. Le prime si manifestano con una frequenza maggiore, suddividendosi a loro volta in dirette (conseguenti ad una contusione) ed indirette (legate ad un sovraccarico di lavoro o ad allungamenti eccessivi). A loro volta, le lesioni indirette possono apparire sotto forma di elongazione muscolare e lesione distrattiva. È quando si ha a che fare con la rottura di più fibre muscolari che si parla di lesione distrattiva, di primo, secondo e terzo grado.
Stiramento muscolare: cosa è?
Chi è soggetto a frequenti lesioni muscolari ha molto probabilmente avuto a che fare almeno una volta con lo stiramento muscolare; a caratterizzarlo è l’elevato livello di dolore, circoscritto all’area soggetta al trauma, che si manifesta improvvisamente.
In questo caso è l’allungamento delle fibre a dar luogo ad un’alterazione del tono muscolare. In una scala di gravità, lo stiramento si pone tra la contrattura, più lieve, e lo strappo muscolare. Si distingue dalla prima per la presenza di un dolore più intenso e, al contrario dello strappo, permette comunque di compiere dei movimenti, seppure a fatica. Può essere definito, pertanto, un trauma di media intensità, risultando difficile da rilevare senza fare affidamento ad una strumentazione diagnostica adeguata.
Le cause dello stiramento muscolare
A causare uno stiramento inguinale, e altre forme di stiramento, sono soprattutto movimenti errati, violenti o innaturali effettuati nel corso della sessione d’allenamento, oppure una scarsa preparazione fisica ad una determinata attività. Anche problemi di postura, l’utilizzo di calzature non adeguate all’attività che si sta svolgendo, e una scarsa considerazione dello stretching (da svolgere sia prima che una volta terminato l’allenamento) sono fattori che possono dar luogo ad stiramento o, ancor peggio, ad uno strappo al polpaccio, a strappi addominali o a strappi all’inguine.
Trattandosi di un allungamento delle fibre muscolari, e non di un distacco dei muscoli dalla sede di appartenenza, non è raro vedere atleti che, nonostante uno stiramento, riescono a portare a termine una gara. Ovviamente, quando possibile è meglio interrompere l’attività fisica, in quanto il rischio è di peggiorare la situazione, arrivando allo strappo vero e proprio. Una visita medica per accertare la condizione è altamente consigliata.
Molto probabilmente, nel corso della stessa lo specialista chiederà di rispettare un periodo di riposo assoluto di circa 3 o 4 settimane. Qualora il dolore non dovesse diminuire d’intensità sarà possibile la somministrazione di antinfiammatori e miorilassanti.
Per accelerare la guarigione di uno stiramento al polpaccio è possibile ricorrere alle terapie tens, oppure all’elettrostimolazione.
Stretching e rimedi naturali per curare uno stiramento muscolare
Un ruolo essenziale, nel periodo di recupero, spetta allo stretching, purché gli esercizi siano svolti seguendo i consigli di un fisioterapista. Scegliere di fare di testa propria potrebbe significare ottenere i risultati opposti a quelli sperati, sovraccaricando inutilmente i muscoli. Non mancano i rimedi naturali. In questo ambito merita di essere sottolineato il ruolo delle spezie, molte delle quali note per l’elevato potere antinfiammatorio.
Lo zenzero, ad esempio, può essere assunto tramite il cibo (è sufficiente grattugiare un pezzetto di radice fresca all’interno di insalate o nelle zuppe calde), oppure utilizzato sotto forma di impacco rinfrescante. Ottimo si rivela anche l’equiseto. Anche se non ha effetto sulla velocità della guarigione, l’aloe vera in gel presenta l’indubbio vantaggio di donare immediata freschezza, rendendo maggiormente sopportabile il dolore.
Distrazione muscolare: cosa è?
In diverse occasioni confusa erroneamente con lo strappo, la distrazione muscolare rappresenta una lesione che provoca la rottura delle fibre muscolari. Rispetto allo strappo, la cui conseguenza è la rottura completa, la percentuale delle fibre interessate è inferiore al 50%.
Si parla di distrazione di primo grado quando il danno ha per oggetto le fibrille o i mio-filamenti, senza che si verifichi una perdita di continuità. Se la distrazione di secondo grado comporta l’interruzione di alcune fibre, quella di terzo grado si caratterizza per la presenza di un’area di interruzione ancora più ampia. Da quanto appena indicato dovrebbe risultare chiaro che la gravità non è legata all’intensità del dolore provato, ma al numero di fibre interessate.
Come recuperare da una distrazione muscolare
La distrazione muscolare richiede un periodo di riposo più prolungato rispetto allo stiramento, in quanto un recupero affrettato, o un rimedio poco efficace, potrebbero dar luogo a processi cicatriziali o a fibrosi.
Quest’ultima complicazione colpisce soprattutto chi sceglie di non osservare un completo riposo nel corso delle due settimane immediatamente successive all’infortunio, ossia nella cosiddetta fase di riparazione e rigenerazione. Allo stesso tempo può riguardare i soggetti che ricorrono, nello stesso periodo, ai massaggi.
Una riabilitazione, per garantire un perfetto recupero dovrebbe prevedere due fasi distinte. Fanno parte della prima le applicazioni di ghiaccio e, quando il dolore risulta insopportabile, di eventuali FANS. Trascorsi i primi sette giorni, ultrasuoni e tecarterapia possono rappresentare due soluzioni percorribili.
A partire dal decimo giorno iniziare a praticare degli esercizi di stretching, anche se questi ultimi dovrebbero essere molto leggeri. La fase di rieducazione inizierà a circa 3 settimane dall’evento traumatico (i tempi sono variabili in base al grado di infortunio), e coinvolgerà anche uno specialista.
Strappo muscolare: i sintomi
Lo strappo muscolare è la lesione più temuta da chi fa sport perché, una volta che si manifesta, obbliga a fermarsi per un periodo di tempo piuttosto lungo, con il rischio di perdere la condizione raggiunta dopo mesi di sforzi e applicazione. Gli strappi muscolari sono più frequenti tra chi svolge sport caratterizzati da gesti atletici “esplosivi”; tra gli atleti sono molto comuni lo strappo inguinale e lo strappo muscolare alla schiena. Rientrano negli sport più soggetti la corsa, la pallavolo, il calcio e il sollevamento pesi.
Alcuni fattori favoriscono tale lesione muscolare. Tra i principali si ricordano la stanchezza muscolare e allenamenti inadeguati all’attività sportiva praticata. Quando il muscolo non è in grado di sopportare le sollecitazioni richieste è maggiormente soggetto agli strappi. Anche in questo caso sono gli arti inferiori la parte del corpo più colpita, in particolar modo i flessori, gli adduttori e i quadricipiti. Tuttavia, lo strappo può interessare anche le braccia, mentre meno frequenti sono le lesioni a livello dei muscoli addominali. Oltre allo strappo addominale è da ricordare lo strappo alla schiena.
La classificazione degli strappi muscolari
Anche gli strappi vengono suddivisi in 3 gradi in base alla gravità. Quelli di primo grado coinvolgono meno del 5% delle fibre totali, comportando dolore nella zona interessata. Il dolore stesso viene avvertito unicamente nella fase di contrazione del muscolo, e non si assiste alla comparsa di ematomi. Una settimana di riposo potrebbe essere sufficiente a riportare il muscolo alla piena funzionalità, senza dover ricorrere a controlli ulteriori.
Uno strappo muscolare alla schiena di secondo grado interessa un numero importante di fibre muscolari, con un dolore sicuramente più forte al momento della contrazione e che, soprattutto, tende ad aumentare nei giorni successivi. In diverse occasioni potrebbe verificarsi un danno muscolare, posto in evidenza da un ematoma. Diventa necessario, in questi casi, fare ricorso ad adeguati trattamenti per approfondire l’entità del danno e fornire un’attenta valutazione sui tempi di recupero.
Infine, uno strappo di terzo grado coinvolge tutte le fibre muscolari provocando non solo dolore ed ematomi, ma anche impotenza funzionale. Interrompere subito l’attività ed applicare del ghiaccio sul muscolo è fondamentale per non obbligare a sottostare a cure molto più lunghe. Come curare uno strappo muscolare? Trascorse le prime 24/36 ore dagli strappi al polpaccio, ad esempio, normalmente si applica un bendaggio compressivo, seguito da un controllo ecografico, attraverso il quale sarà possibile avere un’idea ben chiara sull’entità della lesione.
Le tempistiche per guarire da uno strappo muscolare
A livello di tempistica, la lesione di secondo grado obbliga a fermarsi per non meno di 4 settimane. Prima di riprendere l’attività sportiva un esame ecografico è fondamentale. Quando si ha a che fare con una lesione di terzo grado, i tempi non sono inferiori ai 3/6 mesi e, in molti casi, non è scongiurato un intervento chirurgico.
Un aspetto del quale tenere conto è il fatto che, anche se il dolore dovesse scomparire, il muscolo potrebbe non essere guarito completamente. Il rischio è quello di sovrastimare il recupero, riprendendo l’attività prima del tempo.
Una cura delle recidive, basata su stretching e sedute di rieducazione posturale, è il modo migliore per riprendere senza problemi ad allenarsi. A presto per un nuovo articolo di SuperPalestra!